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(Eleonora e Carlo)
“Beh! E' anche uno sprono al mai dare nulla per scontato e soprattutto mai
limitarsi all'esteriorità, seppur da ammirare quando ne vale la pena, come nel tuo caso”.
“Suvvia, un tempo forse. Guardami adesso”.
“Eleonora, hai più bellezza tu di quanta ne possa avere una ventenne. E per non parlare della tua carica erotica”.
“Carlo!”.
“Non capisco come tu abbia potuto farlo.”
“Cosa?”.
“Sposare quel freddo, taciturno e presuntuoso medico”.
“Antonio non è affatto presuntuoso e, checché ne dica tu, nemmeno freddo.”
Carlo e Eleonora sono sempre seduti dividendosi la poltrona, così come li avevano lasciati le amiche. Anche Laura ha deciso di lasciarli soli, ritirandosi nella stanza di Eleonora. Ha capito da subito che sarebbe stata di incomodo, rompendo un qualcosa che non è ben riuscita a definire. Né Eleonora l’aveva trattenuta, sapendo
bene che i momenti con Carlo sono un toccasana e rigeneranti. E, più che mai adesso, ha bisogno di distensione, dopo la tensione accumulatasi nel corso di questa strana giornata. Carlo è per lei quello che Antonio non è mai riuscito ad essere, cioè un divertissement, grazie al suo carattere e alla sua verve. Se fosse stato donna, sarebbe stato uguale. Eleonora non si è mai sentita sessualmente attratta da lui, né in qualche modo lo ama. Ma gli vuole certamente un gran bene, come se ne vuole a un qualcuno che riesce ad essere più di ogni altro un fratello, una sorella, un’amica, un amico, una madre, un padre, un confidente e anche l’esatto opposto di tutto questo, un estraneo col quale ti lasci andare perché sai che non ti conosce e non ti giudica e, seppur dovesse farlo, rimane il giudizio di un qualcuno di cui non ti importa. Eleonora e Carlo, ognuno dal proprio punto di vista, sanno bene della singolarità e quasi unicità del loro rapporto.

«Posso aprirla?».
«Ma certo!».
Una leggera brezza primaverile l’assale e l’odore del mare si espande in tutta la stanza. Le tende, che Eleonora ha voluto tricolore, bianco, rosso e verde, svolazzano come bandiere o, forse, anche come una protuberanza del corpo di Laura. Sembrano le sue ali. Si ha l’impressione che voglia spiccare il volo per sentirsi finalmente libera. Le tre donne la guardano col fiato sospeso. Fremono per l’istinto di alzarsi. Nessuna lo fa. Hanno troppo rispetto dell’amica e del libero arbitrio. Contrariamente alle loro aspettative, Laura torna a sedersi. Inizia a sorseggiare nervosamente il the, guardando le tre donne con fare interrogativo. Si aspetta domande. Si aspetta d’essere giudicata, come è sempre stato in tutta la sua vita. Questa volta non è così. Nessuno giudica nessuno.

"Guarda fisso nel baule semivuoto. E’ talmente disorientato che non riesce a riempirlo. Di solito si è sempre occupato lui dei suoi bagagli, nonostante le continue proteste della moglie. Ha un suo ordine nel disporre le cose, una sua metodicità nel metterle secondo una sequenza, sempre la stessa. E’ sempre stato il suo rito di inizio viaggio. Un viaggio è sempre una partenza e un arrivo, una simbolica metafora di ogni esistenza vissuta. Un viaggio presuppone
una predisposizione e una preparazione ad accettare le variabili e gli imprevisti. Questo Antonio lo sa bene. Lo ha imparato a proprie spese".

Antonio aveva sempre pensato che i tramonti estivi fossero d'ineguagliabile bellezza e sprigionassero un'energia diversa. Si dovette ricredere. D'inverno il mare è di un blu più profondo e minaccioso e il disco solare che si affonda in esso di un arancione ingiallito ma luminoso. Tutt'intorno una brezza pungente che porta a ispirare profondamente. Non si è mai paghi e stanchi di guardare quel sole che infonde sicurezza e che non brucia. Il mare sembrava diventare invalicabile, quasi ci fosse Nettuno a dire: " Ora fuori tutti e dentro io!".

 

 

 

 

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