top of page

I CAPITOLO

Napoli, 9 marzo 1872 ore 20:00

 

La giovane donna e` giunta nella notte in ospedale in gravissime condizioni. Ha perso molto sangue. Aveva una ferita da arma da fuoco infertale dal marito geloso e violento. Il proiettile era conficcato nell’addome. Fortuna che l’uomo ha sbagliato mira. Voleva ucciderla mirando al cuore. Antonio sa bene di aver usato la maschera di Skinner per l’ultima volta. Maneggiando con destrezza e maestria la sonda cerca proiettili di Nelaton, ha impiegato piu` di tre ore per estrarre il proiettile. Ora la donna e` fuori pericolo. Le ci vorra` del tempo, ma vivra`, “sempre che non cada di nuovo vittima dei soprusi del marito”. Antonio prova pena per quella povera donna. Non ha avuto nemmeno il tempo di chiederle il nome. E non lo ha fatto dopo. Vuole che quella donna rimanga per lui semplicemente la paziente del letto 26. Troppe volte si e` lasciato coinvolgere dalla vita degli assistiti. Troppe volte il suo lavoro ha travalicato i confini meramente professionali, per sfociare in un’assistenza psicologica, che non si addice al suo ruolo di chirurgo e nemmeno alla sua personalita`, troppo schiva e riservata. Inoltre, in lui c’e` sempre stata un’inspiegabile voglia di chiedere scusa per le menomazioni che ha arrecato ai suoi pazienti. Sa bene che deturpa e devasta, sia esteriormente che interiormente. Questo sentimento in lui e` sempre stato misto all’eccitazione per una nuova operazione. Seppur uguale gli altri, ogni intervento chirurgico e` stato anche diverso e unico, percheÅL gli ha rivelato nuovi aspetti e funzioni della macchina umana. E la sua scelta di diventare chirurgo, osteggiata dalla sua famiglia, e` nata proprio dalla sua incommensurabile e irrefrenabile voglia di conoscere quanto piu` possibile tutti i meccanismi del corpo umano, ingranaggi che si muovono alla perfezione, regolati da una legge cosmica che sancisce vita, dimensioni, forma e scopo di ogni essere. Gli e` sempre sembrato di avvicinarsi alla rivelazione del segreto della vita e di conoscere meglio se stesso, microcosmo del macrocosmo. In ogni operazione, si e` sempre eccitato nel vedere come ogni singola cellula gli si e` palesata nella sua importantissima funzione e innegabile indispensabilita`. E dal corpo dei suoi pazienti non ha mai escluso la psyche, ritenendola parte del tutto.  Per questo ha sempre cercato un contatto umano con le sue ‘vittime sacrificali’. In cio` e` stato anche aiutato e agevolato da altre scelte fatte nella sua vita, che lo hanno portato ad essere in sale operatorie improvvisate per intervenire su corpi feriti in cruente battaglie. In quei luoghi, lui ha sempre cercato di giustificare il tutto appoggiando il suo schieramento, anche se sa bene che sono lotte tra fratelli. Non c’e` mai del bene dove c’e` autodistruzione. E in ogni guerra, faida, guerriglia o lotta, c’e` sempre l’Uomo che combatte contro l’Uomo. La triste realta` e` che in ogni lotta non c’e` nessun vincitore e nessun vinto, ma l’intera umanita` che perde. Ogni operazione e` per Antonio motivo di riflessione, profonda riflessione. Anche questa volta l’Uomo e` andato contro l’Uomo. Un marito ha tentato di assassinare la moglie. Pensa a sua moglie Eleonora. Come avrebbe mai potuto farle del male? Quanti sconvolgimenti nella sua vita da quando l’ha conosciuta molti anni prima! Vivida e` nella sua mente la notte in cui per la prima volta i loro sguardi si sono incontrati, nonostante lei fosse completamente coperta da un domino nero. Nel suo piccolo studio, Antonio sta disinfettando e riponendo i ferri. Rigira tra le sue mani la sonda di Nelaton. Pensa alla fortuna che ha avuto il medico dal quale l’arnese ha mutuato il nome. Nelaton deve la sua fama alla sua abilita` di chirurgo, ma anche al fatto di aver curato la ferita che Garibaldi si era procurato in Aspromonte. Completamente assorto nei suoi pensieri e col volto contratto in una smorfia, che fa trapelare tutta la sua mestizia e malinconia, Antonio non si accorge che c’e` una persona che lo sta osservando da qualche minuto sulla soglia. Sua figlia Luce, appena giunta quella missiva che la madre aveva decifrato, si e` precipitata in ospedale. Quando si accorge della figlia, Antonio nota che la donna lo sta guardando con la stessa ammirazione, ma anche con una certa incomprensione, che ha sempre mostrato nei suoi confronti.

"Ho pensato che volessi leggerla subito".

Antonio, con ancora indosso il camice sporco, getta in malo modo la sonda su un lettino destinato ai pazienti, si avvicina velocemente alla figlia strappandole la lettera dalle mani. Teme che in essa ci sia l’annuncio di un evento grave. Ne ha gia` ricevute tante nel corso degli anni. Lettere che gli hanno fatto depennare, da un piccolo taccuino tascabile, gli amici che sparivano dall’elenco dei vivi e finivano in quello dei morti. Ha iniziato

ad annotare la data della loro morte, per non dimenticarsi di nessuno all’anniversario e ricordarli, quando non poteva recarsi sulle loro tombe o nel luogo dove erano morti, col Canto degli Italiani. Quelli in vita, invece, ha intenzione di rintracciarli tutti, per riabbracciarli, per scambiarsi ancora idee, per dibattere

un’ultima volta sulla situazione politica e sociale italiana, fosse anche l’ultima.

Antonio apre la lettera. Sua figlia Luce rimane sulla soglia, lasciando al padre la liberta` di poter piangere liberamente.  Sa che quella lettera e` un altro annuncio di morte e ogni volta vorrebbe bruciarle.

 

BLICA LIGOLZE ENNIOTONIMDE O BEZO.

GAMTESEAME TATTAL PRAWM GREDETHI.

CEOMMIDDO MODHOM LAZZIRRE.

 

La lettera non dice altro. Antonio la accartoccia in un solo

pugno. La avvicina a una lanterna accesa. La brucia. Sembra

che voglia col fuoco bruciare contenente e contenuto. Questa

volta, non solo per far sparire ogni traccia del comunicato.

"Devo partire immediatamente".

 

bottom of page